Ovviamente la Casa Rosada, la Plaza de Mayo e l’Obelisco sulla 9 de Julio; certamente La Boca, San Telmo, Palermo e Puerto Madero; poi il cimitero monumentale di Recoleta, il teatro Colon, il palazzo del Congresso, il Museo de Bellas Artes e il MALBA…Nel percorso di un turista in visita a Buenos Aires, non deve però mancare un passaggio per l’attuale Ecoparque, evoluzione del zoologico porteño, divenuto lo zoo più importante di tutta America Latina sotto la direzione dell’italiano Clemente Onelli.
Le origini del zoologico
Nel 1875, su terreni appartenuti, prima della confisca, al governatore Juan Manuel Rosas nella città di Buenos Aires, si costruì il complesso di parchi nominati “Parque 3 de febrero“, a commemorazione della data della battaglia di Caseros, in cui il politico federalista fu sconfitto definitivamente nel 1852. All’interno del complesso verde di venticinque ettari, furono inseriti alcuni recinti destinati ad ospitare animali, nella zona ove attualmente calle Casares fa angolo con l’avenida Del Libertador, in direzione del fiume. Soltanto con lo spostamento nell’attuale sede però, nacque lo zoo della capitale argentina. L’attrazione venne inaugurata il 30 ottobre 1888 sotto il governo di Domingo Faustino Sarmiento, con la direzione di Eduardo Ladislao Holmberg, medico, naturalista e scrittore argentino, di origine austriaca. Durante questo periodo furono realizzati l’impianto base ed i principali padiglioni, anche utilizzando materiali recuperati dalla casa del governatore esiliato, che avrebbero ospitato specie animali autoctone ed esotiche.
Le innovazioni di Clemente Onelli
Nel 1904 Holmberg, in disaccordo con il governo della città, lasciò l’incarico. Per diretto volere del presidente Julio Argentino Roca, l’incarico di direttore fu affidato all’italiano Clemente Onelli, all’epoca già intellettuale di spicco dell’élite bonaerense. Sotto la sua direzione, lo zoo divenne una delle principali attrazioni della Buenos Aires di inizio novecento, ricevendo giovamento dall’apporto innovativo, a tratti visionario, del naturalista italiano. Dapprima Onelli si impegnò affinché alle pregiate architetture dei padiglioni, volute dal suo predecessore, venissero aggregate statue, fontane e sfingi, ad adornare i sentieri interni allo zoo. Addirittura nei suoi progetti c’era l’idea di costruire un acquario sotterraneo che collegasse lo zoo al giardino botanico, passando sotto l’attuale avenida Las Heras. Fece apporre cartelli didattici vicino ad ogni recinto, al fine di illustrare ai visitatori il nome e la provenienza dei distinti animali.
La cura degli animali
In particolar modo, però, Onelli si distinse per la gestione degli ospiti della struttura. L’arrivo di ogni nuova specie fu ampiamente pubblicizzato, anche con metodi non propriamente abituali, quanto non convenzionali, per l’epoca. Celebre è la foto che ritrae un istante della passeggiata del direttore, nel maggio 1912, dalla Darsena nord del porto fino al zoologico, con la giraffa Mimì “al guinzaglio”, circondato da una moltitudine di curiosi; ma anche quelle in cui viene ritratto alla presenza di un piccolo dromedario nato in cattività, o quella in cui alimenta un esemplare di rinoceronte. Altro importante aspetto fu la cura degli animali. Personalmente Onelli si dedicava alla ricerca della più adeguata alimentazione, al fine di garantire una buona qualità di vita agli animali in cattività. La sua dedizione era tale che, sin dall’inizio del suo incarico, decise di vivere in una piccola abitazione all’interno dello zoo stesso, insieme a sua moglie.
La divulgazione
L’azione di marketing portata avanti da Onelli diede grandi frutti: già durante il suo primo anno di gestione i visitanti decuplicarono, passando da 1500 a 15000. Il zoologico divenne meta di visita non solo per la locale borghesia, ma anche per illustri personalità da tutto il mondo. Un episodio notabile, poiché preoccupò i tutta la città, avvenne durante la visita di Umberto II di Savoia, nel 1924. Il principe sparì per alcune ore durante la sua visita ufficiale; si scoprì soltanto dopo che si era allontanato per visitare lo zoo. Gli ospiti più graditi per Onelli, però, furono sempre i bambini, per i quali con passione inscenava divertenti spettacoli, con i quali riusciva ad insegnare divertendo. La divulgazione fu sempre la sua principale preoccupazione, che lo portò a far nascere la Revista del Jardín Zoológico, dove ospitava scrittori e ricercatori, ed egli stesso scriveva, per raggiungere un pubblico più vasto.
L’ecoparque
Il zoologico, che dopo la morte di Onelli non subì più modifiche sostanziali rispetto all’impostazione data fino a fine XX secolo, è rimasto aperto fino al 23 giugno 2016. Dichiarato monumento storico nazionale nel 1997, per le meravigliose architetture dei suoi padiglioni, oggi lo zoo si sta trasformando in Ecoparque, un parco del XXI secolo, interattivo, educativo ed ambientale. Il nuovo formato è stato pensato per incoraggiare una fruizione più cosciente degli spazi e rispettosa dei suoi ospiti. L’apertura settimanale è stata ridotta in giorni e l’accesso viene limitato ad un massimo di 2000 persone ad ogni apertura. In questo momento l’Ecoparque è chiuso fino a nuovo ordine, al fine di portare avanti i lavori di ristrutturazione e ammodernamento degli spazi e delle strutture.