Nicodemo Misiti ci parla della sua mostra fotografica e del suo mestiere

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INTERVISTE ITALIANI A BUENOS AIRES

“La fotografia è come un libro che solo con una pagina racconta una storia”

L’idea è far conoscere momenti di vita di luoghi spesso lontani dal turismo di massa. Luoghi che ancora hanno una ‘anima’, una specie di purezza arcaica

Poco tempo fa, presso la Casa della provincia di Santa Fe, si è tenuta nuovamente a Buenos Aires la mostra fotografica di Nicodemo Misiti chiamata “Luci e ombre: Persone e luoghi del Sud Italia”. Una mostra che vuole promuovere la conoscenza dell’Italia dal punto di vista non solo storico ma anche culturale, religioso, antropologico e naturalistico. “L’idea è far conoscere momenti di vita di luoghi spesso lontani dal turismo di massa. Luoghi che ancora hanno una ‘anima’; una specie di purezza arcaica”, spiega l’autore.

Nicodemo Misiti e la sua passione per la Storia

Nicodemo Misiti vive a Melicucco, in Calabria, dove lavora come docente di Sostegno con allievi con disabilità fisica o mentale. L’area in cui vive è ricca di testimonianze antiche che risalgono alla colonizzazione greca di quasi 3000 anni fa. Molte città a causa del pericolo dei pirati saraceni e turchi sono state difese con castelli e torri. Tutto questo lo ha portato ad appassionarsi per la storia antica.

Nicodemo Misiti

La Festa della Pita (Abete) è una festa popolare di origine Vichinga (portata in Calabria dai Longobardi nel VI sec. dopo Cristo) e realizzata sulle montagne del Pollino (tra la Calabria e la Basilicata). Questa festa è legata al culto pagano della Dea Madre. È la rappresentazione più antica, pagana, dalla quale è nata la tradizione dell’albero di Natale. Un gruppo di persone trasporta un grande albero, con la forza delle braccia o con dei buoi, dall’alto della montagna fino al paese. Lì viene alzato nella piazza centrale ornato di premi che i giovani cercano di prendere arrampicandosi. Rappresenta un antico rito di fertilità. PhotoCredit: Nicodemo Misiti.

Quando e perché hai deciso di dedicarti alla fotografia?

“Negli anni ’80/’90 lavoravo come borsista per un Centro di Studi Universitario di Studi Dialettali a Palermo. Il mio compito era quello di fare ricerche linguistico-antropologiche sulle tradizioni e gli antichi mestieri. Tutto doveva essere fotografato e registrato. Girando per la Sicilia rimanevo però affascinato dalle bellezze dei posti che visitavo. Ed allora ho cominciato a fotografare luoghi, situazioni, persone…”

Sei anche laureato in Lettere Straniere. Come puoi collegare il mondo della Linguistica con quello della Fotografia?

“La linguistica e lo studio dei dialetti del Sud Italia non possono prescindere da una conoscenza storica e antropologica dei luoghi e delle persone. La fotografia mi ha dato la possibilità di fissare momenti unici e irripetibili, la vita di questi luoghi ricchi di storia e tradizione. Ogni foto rappresenta un istante nel flusso del tempo che viene poi reso eterno ed è possibile condividerlo con gli altri. La fotografia è come un libro che solo con una pagina racconta una storia.”

Mostra a Buenos Aires

Le Vallje si svolgono il martedì dopo la Pasqua per rievocare una grande vittoria riportata dal principe degli albanesi Giorgio Castriota Skanderbeg contro gli invasori turchi, proprio nell’imminenza della Pasqua cristiana. Consiste in una danza fatta da uomini e donne vestiti in costume tradizionale, che tenendosi a catena per mezzo di fazzoletti si snodano per le vie del paese eseguendo canti tradizionali. PhotoCredit: Nicodemo Misiti.

Quando hai cominciato a preparare la mostra?

“In realtà un fotografo non smette mai di preparare una mostra. Tutto è sempre in divenire. Quando tu cogli qualcosa di bello in una foto allora pensi ‘ecco, questa foto potrebbe essere adatta ad una mostra’. Ma magari poi passano mesi o anni per mettere insieme abbastanza foto significative. Mi piace mettermi in discussione e rivedere le mie foto a distanza di tempo per sentire se ancora riescono a trasmettermi quella emozione che ho provato al momento dello scatto.”

Perché hai scelto il nostro Paese per l’esibizione?

“Perché l’Argentina è da sempre nell’immaginario e nei ricordi di molti calabresi. Moltissimi possono dire di avere un cugino, uno zio, un nonno che è partito per l’Argentina – io stesso ho parecchi cugini -. Portare la mostra in Argentina era quindi riallacciare un legame sentimentale tra chi era partito e chi era rimasto in Calabria.”

Spinati Di San Rocco

La festa della Processione degli Spinati di San Rocco nella città calabrese di Palmi è caratterizzata dai penitenti che percorrono a piedi scalzi le strade della città indossando canestro conico fatto di rami spinosi di Ginestra, chiamato “Spalas”, che ricopre tutta la parte superiore del corpo. PhotoCredit: Nicodemo Misiti.

“La fotografia è come un libro che solo con una pagina racconta una storia” ultima modifica: 2018-06-04T10:20:04-03:00 da Julieta B. Mollo

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