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Clemente Onelli: l’emigrato intellettuale

Clemente Onelli

Scienziato, naturalista, ambientalista, geografo, archeologo, paleontologo, zoologo, botanico, esploratore e scrittore, Clemente Onelli è stato uno degli intellettuali più influenti del primo ‘900 argentino.

Gli studi e l’emigrazione

Nato a Roma il 22 agosto 1864 da famiglia nobile (suo nonno era il conte Guido Onelli), figlio dell’illustre avvocato Vittorio Onelli, rimase orfano in giovane età. Studiò presso il collegio papale della capitale italiana, fino al raggiungimento della maggiore età, per poi intraprendere gli studi universitari nella facoltà di Scienze Naturali presso l’università di Roma. Si laureò all’età di 23 anni, indirizzando gli studi maggiormente verso la paleontologia e la geologia. Durante i suoi studi si dedicò anche ad apprendere le lingue classiche, latino e greco, il francese e lo spagnolo, oltre ovviamente all’italiano.
Nel 1888, depauperata quasi tutta l’eredità di famiglia, decise di emigrare in Argentina seguendo quell’enorme flusso migratorio che, tra fine ‘800 e prima decade del ‘900, portò nell’emergente nazione sud americana oltre un milione e mezzo di italiani.

Clemente Onelli

Clemente Onelli in una foto di Diego Abad de Santillán, estratta dal libro “Gran Enciclopedia Argentina”

Clemente Onelli l’emigrato intellettuale

Emigrante atipico, per la sua erudizione, Clemente Onelli conobbe il chimico Pedro N. Arata, che lo introdusse nella comunità scientifica, permettendogli di conoscere Eduardo Schiaffino, i fratelli Ameghino e, soprattutto, Francisco Pascasio Moreno. Proprio dal Perito Moreno, fu aggregato al museo di scienze naturali di La Plata, con il compito di naturalista ed esploratore, specialmente per la ricerca e lo studio di fossili patagonici, anche nella prospettiva di scambi di collezioni con il Museo della Sapienza di Roma.
Con Moreno furono protagonisti di molte spedizioni esplorative. La prima del 1888 alla volta di Punta Arenas, poi al lago San Martin, in seguito al lago Argentino, quest’ultima oggetto del libro “Trepando los Andes” opera dello stesso Onelli, del 1904. Questi viaggi furono occasione per raccogliere e studiare reperti archeologici, paleontologici, ma anche per apprendere le lingue delle tribù locali, araucano e chon, che Onelli arrivò a dominare con molta dimestichezza.

Commissione di limite

Commissione di limite tra Argentina e Cile. Nella foto il perito Francisco Moreno, Clemente Onelli, sir Thomas Holdich, e altri membri della commissione ricorrendo la regione compresa tra il lago Lácar e il fiordo Última Esperanza, nel 1901

La deviazione del rio Fenix

Dopo questo periodo di esplorazioni, condite da ricerche e reportage per periodici argentini ed internazionali, nel 1897 Moreno nominò Clemente Onelli segretario generale della Commissione dei Limiti, organismo incaricato dal governo di studiare la questione della disputa dei confini con il Cile.
Nell’esercizio di questa nuova funzione, Onelli fu tra i protagonisti di un curioso episodio, ricordato anche nel già citato “Trepando los Andes”, che segnò un punto di svolta nella decisione dei parametri per la determinazione dei confini. Come da indicazione di Moreno, fu fatto costruire un canale che avrebbe dovuto convogliare le acque del fiume Fenix fino a farlo sfociare nell’oceano Atlantico invece che nel Pacifico, come accadeva naturalmente. L’idea era mostrare l’inaffidabilità dell’utilizzo dei corsi d’acqua come riferimento per i confini nazionali, per i quali era meglio considerare le inamovibili cime andine.

Trepando los Andes

Un estratto dal libro di Clemente Onelli “Trepando los Andes”. In queste righe lo scienziato italiano ricorda l’opera di deviazione del fiume Fenix, durante un passaggio nella zona dell’opera in un nuovo viaggio. Dal suo scritto emerge tutta la frenesia e la grossa mole di lavoro che, la squadra sotto il suo comando, dovette affrontare per terminare i lavori prima del passaggio dei periti cileni. Onelli racconta anche di un atto di insubordinazione che fu costretto a sedare impugnando minacciosamente una pistola

Il periodo bonaerense

Sistematosi a Buenos Aires, dopo altri incarichi, l’allora presidente J.A. Roca, assegnò a Clemente Onelli la direzione dello Zoo porteño, nel 1904. Durante l’incarico, che mantenne fino alla sua morte, Onelli si dedicò fruttuosamente alla divulgazione scientifica. Oltre a raccogliere oltre 22.000 volumi per la biblioteca del giardino botanico, l’intellettuale italiano scrisse diverse opere divulgative, saggi di etologia, paleontologia, cultura e tradizioni delle popolazioni native, e diresse la rivista del giardino zoologico. Avviò una stretta collaborazione con il neurobiologo e psichiatra tedesco Christofredo Jakob, con il quale scrisse a quattro mani il saggio “Atlas del cerebro de los mamíferos de la República Argentina”, il suo lavoro più importante dal punto di vista scientifico. Nel saggio vengono comparate le strutture cerebrali di varie specie, mostrando le particolarità dovute all’adattamento all’habitat di cadauna. Un’opera che non ebbe il successo meritato, a causa della limitata diffusione, dovuta allo scoppio della prima guerra mondiale.

Plesiosauro

Uno scheletro di Meyerasaurus victor, animale della famiglia dell’ordine dei plesiosauri, esistito sulla terra tra Triassico e Giurassico. La spedizione di Onelli fu organizzata in seguito alla segnalazione dell’esistenza in vita di un esemplare suppostamente sopravvissuto dalla preistoria

Alla ricerca del mostro del lago

Nel 1922, seguendo le indicazioni della testimonianza del cercatore d’oro statunitense di Martin Shieffeld, Clemente Onelli partì per una nuova spedizione nel sud argentino, più precisamente al lago Epuyén, alla ricerca del Plesiosauro, creatura con il corpo di coccodrillo e la testa di cigno. La partenza della spedizione suscitò grosso clamore tra gli argentini. Addirittura iniziarono a prodursi oggetti a marca Plesiosauro e fu finanche composto un tango.
La spedizione non tornò con nessuna nuova specie da esibire presso lo zoo bonaerense ma, come ebbe a rimarcare lo stesso Onelli, grazie all’interesse internazionale suscitato da questa bizzarra ricerca, la sua amata Patagonia ebbe una insperata visibilità.

Clemente Onelli

Il piccolo insediamento omonimo dedicato allo scienziato italiano Clemente Onelli

Clemente Onelli fu una figura così importate nel panorama culturale argentino che sono tutt’oggi a lui sono dedicate molte strade, piazze, sculture e un piccolo insediamento di circa 120 abitanti, nella provincia di Rio Negro. Alla sua morte, il presidente M.T. de Alvear dichiarò: “oggi muore il più criollo dei forestieri e il più italiano degli argentini”.

Clemente Onelli: l’emigrato intellettuale ultima modifica: 2018-08-27T07:13:12-03:00 da Dante Aloisi

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