Poco tempo fa, presso la Casa della provincia di Santa Fe, si è tenuta nuovamente a Buenos Aires la mostra fotografica di Nicodemo Misiti chiamata “Luci e ombre: Persone e luoghi del Sud Italia”. Una mostra che vuole promuovere la conoscenza dell’Italia dal punto di vista non solo storico ma anche culturale, religioso, antropologico e naturalistico. “L’idea è far conoscere momenti di vita di luoghi spesso lontani dal turismo di massa. Luoghi che ancora hanno una ‘anima’; una specie di purezza arcaica”, spiega l’autore.
Nicodemo Misiti e la sua passione per la Storia
Nicodemo Misiti vive a Melicucco, in Calabria, dove lavora come docente di Sostegno con allievi con disabilità fisica o mentale. L’area in cui vive è ricca di testimonianze antiche che risalgono alla colonizzazione greca di quasi 3000 anni fa. Molte città a causa del pericolo dei pirati saraceni e turchi sono state difese con castelli e torri. Tutto questo lo ha portato ad appassionarsi per la storia antica.
Quando e perché hai deciso di dedicarti alla fotografia?
“Negli anni ’80/’90 lavoravo come borsista per un Centro di Studi Universitario di Studi Dialettali a Palermo. Il mio compito era quello di fare ricerche linguistico-antropologiche sulle tradizioni e gli antichi mestieri. Tutto doveva essere fotografato e registrato. Girando per la Sicilia rimanevo però affascinato dalle bellezze dei posti che visitavo. Ed allora ho cominciato a fotografare luoghi, situazioni, persone…”
Sei anche laureato in Lettere Straniere. Come puoi collegare il mondo della Linguistica con quello della Fotografia?
“La linguistica e lo studio dei dialetti del Sud Italia non possono prescindere da una conoscenza storica e antropologica dei luoghi e delle persone. La fotografia mi ha dato la possibilità di fissare momenti unici e irripetibili, la vita di questi luoghi ricchi di storia e tradizione. Ogni foto rappresenta un istante nel flusso del tempo che viene poi reso eterno ed è possibile condividerlo con gli altri. La fotografia è come un libro che solo con una pagina racconta una storia.”
Quando hai cominciato a preparare la mostra?
“In realtà un fotografo non smette mai di preparare una mostra. Tutto è sempre in divenire. Quando tu cogli qualcosa di bello in una foto allora pensi ‘ecco, questa foto potrebbe essere adatta ad una mostra’. Ma magari poi passano mesi o anni per mettere insieme abbastanza foto significative. Mi piace mettermi in discussione e rivedere le mie foto a distanza di tempo per sentire se ancora riescono a trasmettermi quella emozione che ho provato al momento dello scatto.”
Perché hai scelto il nostro Paese per l’esibizione?
“Perché l’Argentina è da sempre nell’immaginario e nei ricordi di molti calabresi. Moltissimi possono dire di avere un cugino, uno zio, un nonno che è partito per l’Argentina – io stesso ho parecchi cugini -. Portare la mostra in Argentina era quindi riallacciare un legame sentimentale tra chi era partito e chi era rimasto in Calabria.”